E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

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venerdì 12 giugno 2015

Kinshasa Succursale



Tradi-modern? Al di là delle etichette, il Congo è un calderone musicale ribollente di idee e di accostamenti ritmici tanto arditi quanto inauditi.

Sulla scia di Konono N°1 e Kasai All Stars, ecco Mbongwana Star, (From Kinshasa * World Circuit, 2015), gruppo congolese in cui confluiscono membri dei già grandi Staff Benda Bilili. Dunque, rumba forsennata lanciata su basi electro e techno, all'interno di un tappeto sonoro in cui la differenza - come si diceva tempo fa per i Kasai All Stars - la fa l'attitudine (un'estetica dell'oggetto trovato, direbbe qualcuno): musica fatta con lamiere e materiali recuperati nelle discariche di Kinshasa, all'insegna di una elettronica letteralmente 'povera'. Anzi, più che povera, geniale nella sua paradossalità: un guardare verso il basso (e forse anche dal basso) per rilanciare lo sguardo verso il cielo e l'orizzonte; un tramutare alchemico di ciò che è passato, dismesso, inutile e rifiutato in una sonda esplorativa e creativa tesa in avanti, verso un possibile (più equo) futuro. 

D'altra parte Brian Eno diceva che l'artista (sto parafrasando) mescola, ignora e recupera idee e spunti, contribuendo ad una evoluzione delle metafore (o, invertendo la traduzione, creando delle metafore che producono cambiamento, in una parola generative). Come a dire che gli artisti non buttano via nulla, ma, umilmente, studiano, osservano, si dedicano alla riscoperta, al recupero e a nuove tessiture di passato/presente/futuro.

E qui non siamo per nulla dalle parti di una eccentricità esotica di pura superficie, fidatevi. Una musica del genere fatta con altra strumentazione non suonerebbe certamente così.

E poi, mbongwana - lo scopro ora - significa proprio cambiamento.