E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

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sabato 25 aprile 2015

L'epica dello ngoni



Pazzesco. Ancora più elettrico dei due precedenti (Siran Fen è una cavalcata da far tremare), e ad un primo ascolto prodotto egregiamente (la cricca della Glitterhouse/Glitterbeat è, tutto sommato, affidabilissima e appassionata). Temevo che, come Bombino, sarebbe sceso a compromessi; invece nemmeno per idea. Ayé Sira Ba (che intreccio di livelli sonori!) e Waati fanno quasi credere che Hendrix in realtà non sia morto più di quaranta anni fa ma semplicemente perduto in Mali.

Dal vivo Bassekou e amici promettono sconvolgimenti tellurici.
Tour dalle mie parti no?



Wap Do Wap

Vola leggero come un palloncino questo Akö
 (2015, No Format), suonando lieve e felicemente incatalogabile. 

Forse glocal-pop? Gioco inutile quello delle categorizzazioni. 
So solo che il camerunense Blick Bassy mi ha fatto svegliare un giorno con la melodia di Tell Me nelle orecchie (e nel cuore). Ed è stato un gran dolce risveglio.

sabato 18 aprile 2015

Il Sale della (T)terra


Sono riuscita a vederlo. Finalmente, direte voi. Già, perché è praticamente impossibile trovare film come questo nelle desolanti multisala di provincia.

Difficile dire l'emozione di un'opera come Il sale della terra (W. Wenders, 2014), ri-narrazione - di e a partire da immagini - della vita e dell'impegno sociale del fotografo brasiliano Sebastião SalgadoIn esso, l'intera parabola dell'umanità: la (com)passione per le persone, la curiosità e il rispetto per la differenza; la disillusione e lo sdegno per un ciclo - quello della violenza - che implacabilmente si ripete, in momenti e a latitudini diverse; la rabbia impotente - urlata attraverso la macchina fotografica - per la tragica indifferenza-rimozione collettiva da parte di governi e abitanti del "primo" mondo. 
Ma anche, fortunatamente, la speranza e la rinascita, coltivate ritornando al principio (alla Genesis) e rivitalizzando, in senso metaforico e letterale, le proprie radici

Un grazie commosso a Sebastiao Salgado, e a un regista come Wim Wenders, anche lui a proprio modo testimone e custode del lavoro di persone e mondi "altri".


sabato 4 aprile 2015

One Summer: America - 1927 -



Uno dei libri più belli e avvincenti che abbia letto negli ultimi tempi. Bill Bryson, sessantaquattrenne dell'Iowa, già autore di parecchi saggi (La vita è un teatro: la vita e l'epoca di William Shakespeare, Breve storia di (quasi) tutto) e diari di viaggio (In un paese bruciato dal sole: l'Australia, Una passeggiata tra i boschi, America perduta: in viaggio attraverso gli USA), ci offre uno spaccato dei ruggenti Anni Venti americani, facendoci assistere agli eventi dell'epoca e alle imprese dei suoi protagonisti - due su tutti: Babe Ruth e Charles Lindbergh - come se stessero prendendo forma dinanzi ai nostri occhi. 
Vi troverete l'epopea dei primi eroici aviatori, dei grandi campioni del baseball e del pugilato, il proibizionismo e la Chicago di Al Capone, la vicenda di Sacco e Vanzetti, i primi sentori del crollo del '29, la metamorfosi del cinema, e molto altro ancora: il tutto costruito mescolando l'accuratezza della ricerca storica, la lucidità della critica giornalistica, e narrato con ironia e uno stile fluido da romanziere smaliziato.

Bill Bryson ha inventato un genere, e si vorrebbe davvero che non smettesse più di raccontare.

Ennesimo centro per Guanda.