E' consigliato parlare con gli sconosciuti ...

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domenica 18 maggio 2014

Eravamo quattro amici Albarn...


E' incredibile la sensazione che ti coglie quando scopri che Damon Albarn ha 46 anni. Eh già cazzo, vent'anni fa andavo alle medie e le mie compagne di classe pensavano che i Blur fossero una boy-band con gli strumenti...la notorietà su MTV, i mille ascolti di The Universal, la copia di The Great Escape acquistata al negozio in Via Del Popolo, che ormai non esiste più da una decina d'anni se non di più...

Ed è ancor più portentoso constatare che Everyday Robots (2014) è il suo debutto solista vero e proprio. Diciamo che Damon è uno che da anni si prodiga in mille progetti e collaborazioni, molti dei quali meritevoli di attenzione (almeno un paio di gioielli assoluti, quel Mali Music del 2002 e l'esperienza del 'super gruppo' The Good, The Bad & The Queen). Per dirla tutta, ormai i Blur avevano da tempo messo la freccia, rendendo inutili e imbarazzanti i paragoni adolescenziali con i fratelli Gallagher.
Fatto sta che arriva un disco splendido, e per qualità dei pezzi, e per purezza dell'ispirazione, e per l'approccio come al solito curioso e rispettoso dei modi altri di intendere e di fare musica. Quando ti piazza un Brian Eno come ospite nell'ultimo brano, e ti cita John Coltrane nel testo di un altro hai la prova definitiva che si tratta di uno di quegli album che si faranno ascoltare senza fatica anche sulla lunga distanza.

Gran musicista e personaggio. Scusate, ma uno che dedica una canzone ad un elefantino orfano senza apparire ruffiano o mieloso come lo definireste?


"It was recently orphaned and walked onto this aerodrome; the people I know took it in and called it Mr. Tembo. I was there, and I met this little elephant, and he was very sweet. I sang it to him".


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